Il Centro Carni di viale Palmiro Togliatti non ha pace. Nel 2001 un incendio devastò un intero edificio del Centro. Qualche mese fa l'ipotesi avanzata dal Campidoglio di destinare la struttura all'Ama, apparentemente scongiurata dalla protesta di lavoratori e residenti. Ieri 27 maggio, intorno alle 17, le fiamme hanno di nuovo colpito il Centro Carni, nel capannone di lavorazione della trippa. Sono intervenute sul posto sette squadre dei Vigili del Fuoco per domare le fiamme. Non ci sono stati feriti.
sabato 29 maggio 2010
In fiamme il capannone della trippa
venerdì 28 maggio 2010
Taiwan blocca la trippa americana
giovedì 27 maggio 2010
'A trippa
In Sud Africa anche per la trippa
mercoledì 26 maggio 2010
Giuliana di trippa vince il concorso
venerdì 21 maggio 2010
Mangiare trippa negli Stati Uniti
sabato 15 maggio 2010
Vota la trippa
Senza andare a scomodare Totò che nel film di Sergio Corbucci "Gli onorevoli" ricopre le vesti del candidato Antonio La Trippa, torna subito alla mente l'oste Orazio Arzilli che a Roma nel secolo scorso fece del "quinto quarto" il suo cavallo di battaglia nel candidarsi alle elezioni del 1883 per la Camera dei Deputati.
venerdì 14 maggio 2010
Mangiar trippa è cosa buona e giusta
When trolling our local markets we gaze upon case after case of beautifully butchered produce. It is easy to forget that every piece of meat, chicken, pork, or fish was once a living, breathing animal. I am not a vegetarian but it is extraordinarily easy for me to understand why people abstain from eating animal protein. If we choose to eat meat, we should be cognizant of where our food comes from and how it was treated. Invariably, when I start talking about organic foods or sustainable fish, someone will object. They remind me that they live in a part of the world where they are just fortunate to eat. I understand more than you know. My entire family emigrated from Cuba in the early seventies. Under the communist Castro regime, food is rationed monthly and people struggle to feed their families. Fortunately for me, I live in Miami, in the United States, and I choose to demand more of my purchasing habits. Furthermore, as cooks, we control every piece of produce we serve. I have witnessed countless "chefs" let their concentration wane while cooking and ruin product. If these "chefs" had killed the cow themselves, would they squander it? My guess is no, there would not be that disconnect. The biggest sin a cook can commit is to waste product. My friends, there is absolutely no honor in that! Using every part of any foodstuff is another way to pay your respects. Offal meat, the innards of animals, is rarely seen in American kitchens. When we go to the market and scoop up a lovely filet mignon, we must realize that the animal from which that came had many other parts. Thumbing your nose at offal meat is nonsensical, arrogant, and improvident. Anyone can cook a filet mignon; no inherent skill is needed. Now, the true hallmark of a talented cook is taking something that would be thrown away and making a delicious dish from it. Lastly, organ meat is more affordable than prime cuts. So learn to cook offal properly and make a 5-star dinner for a fraction of the price. [...] These types of courses are most gratifying for the mind, body, and soul.
mercoledì 12 maggio 2010
Il lampredotto sulla lista di Forbes
domenica 9 maggio 2010
Son tutte belle le mamme del mondo
SON TUTTE BELLE LE MAMME DEL MONDO...
Oggi ero di corsa, quindi per pranzo ho fatto un salto dal lampredottaio in via Gioberti. Quello che quando arrivi esordisce con un "Ti dico icché ciò?". E poi comincia a snocciolarti tutta una serie di prelibatezze della cucina povera toscana. Quella che 'un si butta via nulla. Mi sa che ogni regione ha la sua. Oggi ho optato per un saporitissimo stracotto di guancia fatto a peposo. Mentre ero lì che mi gustavo la vaschetta, accompagnata da un bicchierino di rosso, arriva una signora, avrà avuto sui 65 anni più o meno. Fa: "Scusi... vorrei una porzione di lampredotto da porta' via! Abbondante pe' cortesia". Poi, senza che le fosse stato chiesto, spinta da un'inconscia necessità di manifestare tutta la sua compassione di mamma, ha aggiunto, con tono di voce a metà fra la Madonna sotto la croce e la Parisina del mitico "Grazie Mario" di "Non ci resta che piangere": "Sa... ho mio figlio a casa malato [n.d.r. a fare una stima a spanne, il figlio avrà più o meno 35 anni] e mi ha chiesto se gli passavo a prendere un po' di lampredotto". Mi s'è sciolto il cuore a sentirla. Santa donna. E pure piccante gliel'ha preso. Un tempo la mia la mi faceva il "risino in bianco". Altro che! È proprio vero, son tutte belle le mamme del mondo...
sabato 8 maggio 2010
Oggi il lampredotto
lunedì 3 maggio 2010
Polpettine di trippa
Queste polpettine sono deliziose, fuori croccantine e dentro si sciolgono come il burro. Le ho fatte domenica scorsa per portare a pranzo a casa dei miei dove sono state molto apprezzate. Purtroppo per la fretta di andare ho fatto poche foto e senza il contorno al quale avrebbe pensato mia madre. Avevo voglia di proporre qualcosa di insolito e spero di esserci riuscito con queste polpettine di trippa che io trovo una vera prelibatezza. Ora, essendo io figlio di un trevigiano e di una fiorentina non potevo non essere un estimatore del quinto quarto bovino. Infatti, uno dei tratti comuni delle cucine delle due città è rappresentato dalle ricette di trippe. Pensando alla trippa e alle frattaglie in genere molti di voi arricceranno il naso o quanto meno alzeranno il sopracciglio. Verso le frattaglie secondo me vige una sorta di tacito pregiudizio del gusto comune, pregiudizio che nasce dal retaggio culturale della società dell'abbondanza che disprezza i piatti e le materie prime cosiddette povere per celebrare solo ciò che è simbolo e veicolo di ricchezza. Allora, sono gourmet l'ostrica ed il filetto, mentre che so... l'aringa e le frattaglie sono ritenuti indegni. Finisce così che quando andiamo al ristorante abbiamo più soddisfazione del nome, che del gusto del cibo che abbiamo ordinato. Fortunatamente nella mia città sopravvive una bella tradizione di street-food rappresentata dai chioschi dei trippai, alcuni considerati storici al pari di famosi ristoranti. Io stesso qualche anno fa avevo in mente di pubblicare da qualche parte in internet una guida dei trippai di Firenze e provincia, poi mi è mancato tempo e voglia. Questi ambulanti principalmente fanno il panino col lampredotto, che sarebbe un altro dei quattro stomaci bovini; in più i migliori offrono giornalmente un menu di altre specialità di frattaglie che possono spaziare dal fegato con cipolle, all'insalata fredda di poppa e nervetti. Una decina di anni fa frequentavo una scuola di arti marziali cinesi ed il mio istruttore di allora oltre che avviarmi al podismo, conoscendo la mia passione per le frattaglie mi fece un dono preziosissimo. Mi regalò infatti un volumetto intitolato "Troppa Trippa" sottotitolo: "Sull'antico mestiere del trippaio a Firenze ed i mille modi di cucinare la trippa nel mondo", Neri Editore, autore: Indro Neri. Scopro poi sfogliandolo che il libro era dato in allegato ad un numero della rivista "Podismo"! A distanza di anni poi sfogliando la pagina dei ringraziamenti scopro alcuni nomi legati al mondo podistico fiorentino e allora mi torna tutto :-) Il libro è una monografia di ricette di tutto il mondo, curiosità e citazioni letterarie tutto relativo appunto agli stomaci bovini che essendo ruminanti hanno un apparato digerente complesso con quattro stomaci di caratteristiche e nomi diversi. Nel corso di questi anni sono tornato a cercare il volume per farne omaggio ad altri estimatori, ma purtroppo risultava esaurito e non c'era una data certa di ristampa... fino all'anno scorso. Eh si, l'autore infatti aveva continuato ad approfondire e a collezionare ricette in vista di una riedizione ampliata dell'opera. Lo scorso anno infatti è uscito il primo volume di ricette della nuova edizione che integra quindi la vecchia ristampa aggiungendo del nuovo. Ed ho scoperto proprio in questi giorni che l'autore nel frattempo ha aperto anche un blog. Vediamo la ricetta:
Per 4 persone
Trippa 350 gr
Cipolla 1 (piccola)
Uova 3
Burro 20 gr
Una fetta di pane senza crosta (solo la midolla)
Brodo o latte
Prosciutto cotto 100 gr
(Pinoli 20 gr)
Prezzemolo
Un cucchiaio di parmigiano o grana
Noce moscata
Farina
Pangrattato
Olio extravergine d'oliva
Sale
Pepe
Far appassire la cipolla nel burro. Aggiungervi quindi la trippa tagliata a listarelle, salare e pepare. Cuocere mezz'ora a fuoco basso. Togliere dal fuoco e lasciar raffreddare. Mettere nel frullatore e tritare assieme al pane bagnato col brodo (o latte) e poi strizzato, al prosciutto, al prezzemolo tritato, a due uova, al formaggio grattugiato e ad una grattata di noce moscata. Nota: Questa ricetta originariamente presa da un libro di cucina edito nel 1694, prevedeva l'aggiunta di midollo di bue, uvette e pinoli. Io ci ho messo una manciata di pinoli. Con il composto formare le polpettine e nell'ordine passarle nella farina, nell'uovo appena sbattuto e nel pangrattato. Friggerle in abbondante olio. A casa mia non si frigge spesso, ma quando si frigge ci trattiamo bene ed usiamo l'olio extravergine d'oliva e la differenza con gli altri olii vegetali è abissale. Presentare il piatto abbinando con patate fritte a spicchi o crostini di pane fritto nel burro, o se si preferisce lasciar insaporire per una decina di minuti le polpettine in una casseruola con del sugo di pomodoro.
Su invito fattomi alcune settimane orsono dalla mia quasi omonima Nanny, partecipo alla sua raccolta con questo post.