sabato 31 gennaio 2009

L'anno cinese del Bue

Una ricorrenza che non può far altro che solleticare la curiosità (ed i commenti) degli appassionati di trippa, è quella dello scorso 26 gennaio: in questa data è stato festeggiato l'inizio dell'anno del Bue, il nuovo anno cinese, l'anno 4706 secondo il conteggio ufficiale. Il calendario lunare cinese risale infatti al 2697 avanti Cristo. Si articola in periodi di 60 anni, suddivisi in cinque cicli di 12 anni ciascuno, durante i quali ognuno dei dodici segni animali viene combinato con cinque elementi (legno, fuoco, terra, acqua e metallo). La leggenda racconta che, all'avvicinarsi della sua fine terrena, il Buddha chiamò a raccolta tutti gli animali. Di questi però se ne presentarono solo dodici ed a loro il Buddha decise di intitolare ogni anno del ciclo lunare. Il topo, furbo e veloce di natura, arrivò per primo, il bue secondo, poi la tigre, il coniglio, il drago ed il serpente. Settimo giunse il cavallo, seguito da pecora, scimmia, gallo, cane ed infine dal maiale. Prima del 2009, gli anni del Bue sono stati il 1997, il 1985, il 1973, il 1961, il 1949 (fra i nati in questi anni figurano Barack Obama, Picasso, Napoleone, Van Gogh, e Walt Disney). L’anno del Bue terminerà il 13 febbraio 2010. Sun nin fai lok!

mercoledì 28 gennaio 2009

Una maglietta per chi ama la trippa

Sulla falsariga della maglietta "I love New York" con il simbolo del cuore al posto della parola "amo", il sito OffalGood.com ha realizzato una maglietta con la scritta "I love offal". Offal in inglese significa "frattaglie" ed il sito è appunto interamente dedicato alle interiora (non solo trippa e non solo frattaglie bovine). OffalGood.com è curato dallo chef americano Chris Cosentino del ristorante Incanto di San Francisco, locale nel quale una volta l'anno ripropone i menu "Head to Tail" (dalla testa alla coda) e "Quinto Quarto" tutto a base di interiora.

sabato 24 gennaio 2009

E dopo la corsa, trippa

Domenica 25 gennaio la società sportiva Podismo & Cazzeggio di Olgiate Olona (Varese) organizza la prima edizione della "AranciOlona", una corsa podistica internazionale non competitiva. Al termine dei tre percorsi - di sette, dodici o diciannove chilometri - sarà a disposizione dei concorrenti un ricco ristoro con pasta e fagioli con le cotiche, minestrone e trippa.

mercoledì 21 gennaio 2009

Parma piange il trippaio poeta

Il 17 gennaio 2009 è scomparso "Temilaluce", al secolo Bruno Cassi, un caratteristico personaggio che ha fatto la storia di Parma. Così ne ha commentato la scomparsa la Gazzetta di Parma nell'articolo di Tiziano Marcheselli che qui riportiamo:


Si è spento sabato scorso, a 95 anni, in una struttura di Langhirano, un personaggio (forse uno degli ultimi veramente caratteristici) curioso e popolare: Bruno Cassi, detto Temilaluce, di professione «poeta da marciapiede». Il soprannome derivava da quella malattia agli occhi che non gli permetteva di stare alla luce, obbligandolo a portare grandi occhiali neri e, sopra la testa, un pacco di vecchie Gazzette, per evitare qualsiasi infiltrazione di sole. Classe 1913, portava a tracolla una borsetta da fattorino delle poste, stracolma di fogli battuti a macchina: erano quelle poesie che Bruno vendeva per poche lire davanti al Consorzio Agrario. Nel 1978, per il libro «Gente di Parma» di Nicoli Editore, avevo scritto questo «ritrattino»: «Bruno Cassi, il poeta posteggiatore, con i guai agli occhi che si ritrova, non poteva evitare un nomignolo schiettamente parmigiano quale Temilaluce. Ed è sotto la cappa pesante di questo «stranòm», e sotto quella ancora più pesante di una trentina di giornali che gli fanno ombra dall'alba al tramonto, che Cassi porta avanti la sua attività pratica di sorvegliante di biciclette, e quella più amata, ma meno redditizia, di poeta. A dir la verità, Temilaluce cerca di far fruttare anche le rime e svende le sue poesie, magari nei giorni di mercato, in piazzale Barezzi, a cento o duecento lire l'una: ma il commercio è faticoso; specialmente per un «artista» poco portato alle contrattazioni. Temilaluce era un figlio di strada Nino Bixio, nato nella casa della Marianna, la fruttivendola della «pattona, mele cotte e sug d'ua». Poi ha vissuto per vent'anni in borgo Bernabei, lavorando al macello; trippaio per cinquant'anni col padre Giuseppe, mentre la madre Maria aveva in Ghiaia un negozietto per cibarie varie di cani e gatti. Tre guerre alle spalle e un congelamento in Albania. Una vita di stenti, coronata da una pensione di ottantamila lire al mese, e una giornata lavorativa dalle sette del mattino alle sette di sera. Poi, il buio più totale. Ha fatto di tutto, persino il domatore di caproni in un circo. Raccontava: «Il caprone si chiamava Bosco ed era una gran bella bestia, con due corna che io non ho mai visto in un animale del genere». L'occasione si era presentata nel bar «La Gota» di strada Nino Bixio; quindi, da Collecchio, era partito per girare tutta la penisola. Nel 1946, al cinema, aveva conosciuto la signorina Elena Dardani, da borgo Lalatta: «Signorina, posso accompagnarla?» le aveva sussurrato con fare elegante. E due mesi dopo erano sposati, per restare assieme tutta la vita, nella casa di via della Costituente 19, secondo piano. Poi, la passione per le moto: un 75 Ardito, un 125 Mival e un 175 Ducati, ma «da quand a son caschè con la Tartaruga - diceva - non ho più voluto saperne di motociclette, e a vag sempor a pè».

lunedì 19 gennaio 2009

Dalla Russia con amore

Per molti anni la Russia è stata il principale mercato mondiale della trippa. Adesso - ce ne dà notizia la rivista britannica "Farming UK" - gli ultimi dati confermerebbero invece un aumento di consumo di carne di manzo a scapito delle semplici frattaglie: nei primi sei mesi del 2008 sono state esportate infatti in Russia 10.700 tonnellate di carne (contro le sole 416 dello stesso periodo del 2007) mentre l'esportazione di trippa è calata dalle 26.000 tonnellate del 2007 alle 17,300 di quest'anno. Si tratta di una legge di mercato abbbastanza risaputa: non appena l'economia di un Paese migliora, cresce anche il numero della popolazione appartenente alla classe media che preferisce, e si può permettere, tagli di carne di qualità migliore. Il Sudafrica è il nuovo mercato mondiale della trippa.

mercoledì 14 gennaio 2009

Strippiamoci ai Pecci

Sabato 24 gennaio alle ore 20.15 Silvia e Leonardo Torrini, rappresentanti dei Trippai Fiorentini, incontrano la comunità del cibo della Cooperativa La Proposta in occasione di "Strippiamoci ai Pecci" per raccontare la storia della tradizione del lampredotto e della trippa fiorentina. Questo il menù previsto per la serata: (antipasti) panino piccino col lampredotto, crostino di poppa, insalatina di trippa in bianco; (primi piatti) zuppa di centopelle, ravioli di lampredotto al sugo; (secondi piatti) trippa tradizionale alla fiorentina, lampredotto con le cipolle, piccolo assaggio di bollito misto del trippaio con salsa verde. Il prezzo è di 27 Euro per i soci Slow Food (non soci 32 Euro). Le prenotazioni chiudono il 18 gennaio o prima, al raggiungimento delle 90 adesioni. Per maggiori informazioni contattare il fiduciario Slow Food della Condotta di Siena, Marco Bechi (tel. 339.497.79.37).

domenica 11 gennaio 2009

Facciamo il tifo per Genavieve

Genavieve Laloue, sommelier ventottenne di New York, nel suo articolo "Ten Dietary Resolutions" elenca dieci propositi gastronomici per il nuovo anno. Al primo posto manifesta pubblicamente l'intenzione di mangiare qualcosa che le fa paura, come la trippa, promettendo, tra l'altro, di non sputare il boccone nel tovagliolo. Genavieve siamo tutti a fare il tifo per te:
This year, I will eat things that scare me, like tripe. Tripe never looks appealing to me. Never. But this year, if given the opportunity to eat tripe and if in the company of the type of person who would share tripe with me (because I don't think I can do a whole heaping plate of it on my own or anything) I will eat it. And I won't make retching noises or spit it into my napkin, either.

venerdì 2 gennaio 2009

Dullet

Nella sezione delle ricette internazionali su TroppaTrippa.com ho aggiunto il Dullet, una ricetta tipica dell'Etiopia, dalla facile realizzazione e da mangiarsi rigorosamente con le mani. Clicca qui per leggere l'articolo completo.