[...] bianca e soda, vellutata. La trippa in misura colossale, quasi una marea di sapore, una gelatina ricamata al tombolo, quasi un pizzo all'uncinetto. Quasi trasparente, così tremula da raccogliere il sugo setoso ed abbracciarlo, guidarlo. Esaltarlo. E una fogliolina di menta che s'infrange sulle grassezze naturali, rendendole leggere. Parlerò di una trippa scolpita nell'alabastro, allagata di un sugo svasato e largo, solo sottilmente speziato. Una trippa che rievoca giornate faticose di braccia e lombi, e promette ebbrezza e torpore, sazio come un rombo di timpani. Da abbandonarsi e soccombere, senza farla lunga.
domenica 11 ottobre 2009
Quando la trippa è poesia
Capita raramente di leggere recensioni di ristoranti che valga la pena riproporre. Tutt'al più vengono ritagliate e tenute ben strette nel portafoglio in attesa di una verifica in prima persona. Ma la recensione che Stefano Caffarri ha fatto del ristorante L'Arcangelo (via Gioacchino Belli 59, Roma) su dissapore.com colpisce veramente il lettore, soprattutto quando ci presenta la trippa:
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1 commento:
Ogni tanto fratello Gugol restituisce delle sorprese, e ritrovare questo frammento mi ha rimesso di buonuomore.
Grazie per la citazione
Ps: Il titolo del Blog è semplicemente geniale :)
Stefano Caffarri
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