martedì 18 novembre 2014
Lampredotto e fettunta
È in pieno svolgimento la deliziosa "Sagra della Fettunta" che come ogni anno si tiene presso i locali della Società di Mutuo Soccorso di Mezzomonte (tel. 055.208.041), sulle colline di Firenze, a due passi dall'Impruneta. La sagra, che festeggia l'arrivo dell'olio nuovo con fettunta, schiacciata calda e panini, propone nei fine settimana un ricco menù per cene conviviali all'insegna dei prodotti tipici. Sabato 22 e domenica 23 novembre, accanto a piatti tradizionali come ribollita, penne al cinghiale, pappa al pomodoro, rosticciana in umido, peposo e porchetta al forno, si potrà gustare anche il lampredotto.
giovedì 6 novembre 2014
Cucine di strada alla Biennale
Dal 10 al 30 novembre torna a Firenze la Biennale Enogastronomica Fiorentina alla sua quarta edizione. La suggestiva serra ottocentesca del Tepidarium del Roster, all'interno del Giardino dell'Orticoltura, offrirà una scenografia perfetta per la maggior parte delle iniziative, ma saranno molti i luoghi coinvolti durante le tre settimane di appuntamenti: locali, ristoranti, piazze e palazzi storici di Firenze accoglieranno un calendario ricco di festival, spettacoli, itinerari del gusto, mercati, degustazioni e cene capaci di trasformare la città gigliata in un luogo di incontro e di cultura enogastronomica nazionale. E venerdì 21 novembre, dalle 17 a mezzanotte, con "Cucine di strada" la migliore tradizione dello "street food" incontra le sorprendenti birre artigianali raccontate e servite dagli stessi mastri birrai. Un'occasione unica per assaporare gustose prelibatezze realizzate sul momento da abili cuochi provenienti da ogni regione d'Italia e persino dall’estero: dal lampredotto fiorentino agli arancini siciliani, dalle olive ascolane ai tacos messicani, senza escludere dolci tentazioni come i necci ed il gelato artigianale. L'ingresso all'iniziativa "Cucine di strada" è libero e gratuito.
sabato 1 novembre 2014
Ecco la poesia vincitrice
È Andrea Maietti con la sua opera "La busecca di mio padre" il vincitore del concorso nazionale sulla trippa "T'amo, o pio bove" indetto per la seconda volta dall'Accademia della trippa:
LA BUSECCA DI MIO PADREIl concorso di poesia ha come scopo quello di valorizzare, salvaguardare e promuovere la trippa, la sua storia e le sue ricette. Le altre due opere classificate assieme alle poesie segnalate dalla giuria si trovano nella pagina dei risultati sul sito dell'Accademia della trippa.
Troppo poco ricordo di mio padre,
cavaliere di Vittorio Veneto per caso,
scampato per miracolo in trincea
insieme a un vecchio amico d'osteria.
Panissa il soprannome dell'amico,
la polentina che sbuffa dentro il latte.
E lui Büséca: che a San Bassiano, a Lodi,
se ne ubriacava, prima della morra.
Ogni domenica insieme all'osteria
dentro il tabarro frusto anche d'estate.
Era pretesto per non dimenticare
quelli che invece non erano tornati.
La guerra, la trincea, le facce dei nemici:
poveri cristi tanto uguali a loro.
Il capitano dava gli ordini in dialetto,
tutti i dialetti, non quello di Lodi.
La scusa buona per non essere sparati,
ma anche, e forse più, per non sparare.
Ed erano tornati più convinti
che i loro campi pur avari
erano la sola patria conosciuta
da quando era nato il loro mondo.
Una sera, chissà per quale ticchio,
decisero di chiedere alle carte
chi se ne sarebbe andato via per primo.
A Panissa toccò la "Pepa tencia".
Per non contraddire il suo destino,
Panissa prese ciucca il giorno dopo:
la bicicletta, come un cavallo fido,
ebbe un cupo rantolo di freni
prima di affondare dentro l'Adda.
Non volle andare mio padre al cimitero,
né volle più tornare all'osteria.
Stava seduto la sera con la pipa,
guardando storni neri sopra i tetti.
"Come la va?", qualcuno gli chiedeva.
"Spéti ch’la riva", ripeteva lui.
Un giorno di ultimo febbraio,
che la neve faceva San Bassiano,
prese mia madre per un braccio:
"Stasera ho voglia di busecca".
Lei ricordò che erano in quaresima.
E lui: "La vita è tutta una quaresima".
E fu busecca: un piatto, un altro, e un altro ancora,
alzando il bicchiere a quell'amico,
di cui non voleva dire il nome.
Poi s'addormentò vicino al fuoco.
Il prete era vecchio come lui,
gli tracciò una croce sulla fronte:
"El mè Büséca" - disse - "almen l'è mort cuntent".
- Andrea Maietti
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